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La genetica serve alla società?

di Lara Ricci

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3 ottobre 2009

La divisione in caste in India risale a migliaia d'anni fa, fin da allora implicava una gerarchia strettamente ereditaria e non erano possibili né matrimoni misti né spostamenti da un livello sociale a un altro. A scrivere la storia del paese è un'analisi genetica pubblicata su «Nature» da David Reich dell'università di Harvard e da altri ricercatori. Questa contraddice chi sosteneva che la rigidità della suddivisione fosse un'invenzione dei britannici, cui faceva comodo applicare una strategia di divide et impera (di caste si parla già nel Rig-Veda, raccolta di inni in sanscrito scritta circa 3.500 anni or sono).

Lo studio mostra infatti che il subcontinente è popolato da almeno 25 gruppi di persone geneticamente divergenti, corrispondenti ai vari strati sociali, ciascuno rimasto isolato dagli altri per migliaia d'anni. Sarebbero due le popolazioni fondatrici, ancora abbastanza separate: da un lato le caste "elevate" e chi parla lingue indo-europee (come l'hindi) - il loro Dna è più simile a quello delle popolazioni medio-orientali, centro asiatiche ed europee - dall'altro tutti gli altri indiani, come le comunità del Sud che si esprimono in tamil e che da tempo rivendicano più autonomia. Questo secondo grande gruppo non è geneticamente vicino a nessun'altro fuori dal subcontinente.

La genetica può aiutarci a risolvere i problemi sociali o rischia di complicarli?

La risposta
La genetica sta portando e porterà straordinari benefici per l'umanità. La conoscenza è ricchezza ma, in ogni campo del sapere, uno scorretto uso delle informazioni può essere nocivo. Non si tratta solo dell'utilizzo improprio di ipotetiche divergenze genetiche che potrebbero fare fanatici autonomisti, ma anche di questioni legate alla nostra vita di tutti i giorni. Pensiamo per esempio all'importanza di conoscere se siamo portatori di geni che ci predispongono fortemente a sviluppare il tumore al seno e a cosa accadrebbe se la nostra assicurazione venisse a conoscenza del fatto che li possediamo. Ci assicurerebbe ancora? E se lo venisse a sapere il nostro datore di lavoro? D'altro canto sarebbe un crimine impedire ai singoli una corretta prevenzione e una diagnosi precoce per evitare gli usi impropri delle informazioni. Per questo, man mano che le conoscenze evolvono, l'apparato legislativo, perlomeno dei paesi più avanzati, cerca di adeguarsi al possibile uso scorretto delle informazioni da parte della società o di singoli attori.

In questo caso, lo scopo principale dello studio citato era capire quali erano, se esistevano, le origini genetiche delle grandi disparità di salute che caratterizzano i vari gruppi sociali indiani. La ricerca ha mostrato che, in questo caso, la struttura sociale e quella genetica erano collegate. David Reich, genetista dell'Università di Harvard e uno degli autori dell'analisi, è però anche interessato agli aspetti sociali di tale tipo di indagini, per esempio all'impatto sullo studio della storia: "Le ricerche genetiche ci permettono di avere un'idea più chiara delle relazioni tra le popolazioni umane. Rendono più difficile presentare ipotesi che non sono supportate dai fatti ma che sono invece inventate per incontrare i programmi politici o sociali di certe persone".

Sia lui che il suo collega Lalji Singh, del Centro per la biologia molecolare e cellulare di Hyderabad, sono convinti che più che separare la popolazione indiana, i risultati dello studio la uniscono. Infatti, se è vero che i 25 gruppi sociali indiani studiati risultano geneticamente divisi da circa 4mila anni, se risaliamo di 60-70mila anni, troviamo, seppure in diverse percentuali, gli stessi antenati: una popolazione ancestrale del Nord dell'India e una del Sud, fatta eccezione per gli abitanti delle isole Andamane, che discendono solo da quella del Sud (e che sarebbero la popolazione più antica dopo quelle africane). Fatto che, secondo Aravinda Chakravarti della Johns Hopkins school of medicine di Baltimora (Maryland), rende ancor più ridicolo il mito degli Ariani: come tutti gli altri sono solo un puzzle dei geni ancestrali diversamente mischiati. Fino ad oggi, sottolinea Lalji Singh , il divario tra le popolazioni ariane e dravidiche è invece stato utilizzato opportunisticamente dai politici.

Chakravarti non è neppure particolarmente stupito del fatto che il sistema delle caste fosse talmente rigido da provocare una separazione a livello genetico "Sapevamo da molto tempo che il sistema delle caste esisteva in India da millenni, i poteri coloniali, fatta eccezione per i Moghul, lo hanno solo sfruttato a loro vantaggio. Il sistema sta cambiando solo perché non è di gran vantaggio all'India moderna, anche se persiste nelle aree rurali, in forme talvolta violente".

Detto questo però, i ricercatori affrontano anche il problema dell'uso improprio che si potrebbe fare della "recente" divergenza genetica. "Sono fortemente contrario all'uso discriminatorio delle informazioni genetiche, o anche solo al loro utilizzo in campo politico o sociale - afferma Reich -. Tuttavia sono convinto che questi sudi siano molto importanti anche per comprendere e chiarire i fatti storici".

  CONTINUA ...»

3 ottobre 2009
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